“La riforma costituzionale marchiata Renzi è un colpo al cuore delle autonomie, sancisce la stalinizzazione del paese. È roba da regime”. A dirlo è il deputato leghista Roberto Simonetti, nel giorno del via libera alla Camera del ddl di riforma costituzionale. La Lega Nord, dopo l’Aventino delle scorse settimane, è tornata ieri in aula, ma precisando la propria contrarietà a una “riforma che prosciuga i territori di ogni potere decisionale”. “La clausola di supremazia sancisce che, in ogni caso, lo Stato ha priorità assoluta sulle leggi regionali, ogni volta che in gioco c’è ‘l’unità giuridica o economica della Repubblica’ e la ‘tutela dell’interesse nazionale’, due scusanti per scavalcare, appunto, le autonomie regionali. Peraltro le stesse ‘competenze concorrenti’ delle Regioni vengono ridotte: l’autonomia su finanza pubblica e tributi finiranno in capo allo stato, ogni genere di rapporti con l’Europa sarà di esclusiva competenza del governo centrale, così come turismo, governo del territorio e parte dell’istruzione”. “Il nuovo Senato non rappresenterà nessuno, non sarà federale, non sarà delle autonomie, non sarà direttamente eletto, non avrà prerogative per le autonomie. Le Province – che verranno cancellate da questa modifica costituzionale – sono attualmente rimaste come enti-fantoccio, totalmente spogliate di risorse e competenze dalla riforma Delrio. I sindaci, a causa dei tagli inferti ai Comuni in legge finanziaria, sono stati azzoppati e, di fatto, già oggi, sono ridotti a gabellieri per conto dello stato”. “I trattati internazionali, contrariamente a quanto proposto dalla Lega Nord, non saranno soggetti a referendum: i cittadini saranno così costretti ad accettare supinamente i diktat dell’Europa, senza poter esprimere la propria opinione, come accaduto col fiscal compact, che ha condannato il nostro paese a una ventennale macelleria sociale”. “Il rischio della statalizzazione di ogni competenza territoriale si associa al pericolo democratico che introduce l’Italicum, di prossimo approdo alla Camera: il maxipremio di maggioranza affiderà a un solo partito le redini del paese, così come avveniva nell’Unione sovietica: il partito sarà lo Stato, e viceversa. Questa riforma consegna il Paese ai capricci del premier, che sarà sicuramente il segretario del partito di maggioranza”. “Ci auguriamo che, all’interno del parlamento, ci sia una presa di coscienza dei rischi che una simile riforma, targata Pd, introduce e che, al Senato, si metta mano a modifiche incisive che vadano nella direzione di maggiori concessioni alle autonomie e del rispetto delle opposizioni, per il bene del Paese e della Costituzione”. On.Roberto Simonetti