Esame della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2012 del 04.10.2012 • Roberto Simonetti

Esame della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2012 del 04.10.2012

Inserita giovedì, 4 Ottobre 2012 | da: roberto simonetti
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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, sottosegretario Vieri Cerini, siamo al dunque. Dopo un anno di manovre Monti, ossia di manovre economiche votate a maggioranza attraverso colpi di fiducia da questa inedita maggioranza PD-PdL, siamo arrivati al capolinea della mistificazione della realtà voluta con pervicacia dai poteri forti che hanno portato voi tecnici al Governo.

Qui oggi discutiamo di numeri, non di parole e di impressioni soggettive, o di parte. Parliamo di numeri concreti purtroppo veri, che certificano senza appello che le vostre politiche economiche stanno uccidendo il Paese, stanno uccidendo le imprese del nord, le famiglie e soprattutto gli enti locali del nord.

I dati della nota di aggiornamento peggiorano vistosamente rispetto al testo originale dell’aprile scorso, quindi in pochissimo tempo, in pochi mesi, le previsioni sono state completamente disattese in maniera tragica e questo deve essere un campanello d’allarme che deve essere assolutamente ascoltato: meno 2,4 per cento del PIL sul 2012; il 2,6 di indebitamento netto; rallentamento della riduzione del debito che continua a volare al di sopra del 126 per cento e non scenderà sotto i 120 punti neanche nel 2015; tasso di disoccupazione che aumenta del 2,5 per cento portandosi al 10,7 nel 2012 e all’11,4 nel 2013; una pressione fiscale che aumenta di 2 punti, attestandosi ben al di sopra del 45 per cento nell’intero triennio 2012-2014 e destinata, purtroppo, a perdurare a lungo a causa di manovre economiche affidate per quasi il 70 per cento ad aumenti di imposte, tasse e regalie alle banche, non ultima quella della spending review, che ha destinato 4 miliardi del taglio degli enti locali a una banca (il Monte dei Paschi di Siena).

Non veniteci a raccontare, come ho già sentito anche in quest’Aula e ho letto nel documento, che tutti questi obiettivi mancati siano causa della congiuntura economica mondiale, purché gli altri Stati, quindi gli altri Paesi europei, soffrono nettamente meno dell’Italia e danno delle previsioni di ripresa certamente più repentine e concrete, molto probabilmente perché non hanno preso le misure economiche che questo Governo ha dato all’Italia.

È tutto causa, quindi, delle vostre manovre, della recessione nata per una tassazione elevata che ha frenato la domanda interna, con il crollo dell’introito – per esempio – dell’IVA. Ciò che ha determinato questo scenario, noi della Lega Nord Padania – da mesi – lo gridiamo inascoltati in questo Parlamento: troppe tasse e pochi investimenti nella crescita; troppi tagli agli enti locali e pochi tagli al centralismo romano; troppo rigore e poca crescita.

Guardate che questa non è squisitamente solo un’impressione politica di parte, è anche il parere della Corte dei conti che, in V Commissione (Bilancio), ha evidenziato con chiarezza tutte le criticità e le lacune dell’azione del Governo. Altro che contesto internazionale! I maggiori problemi di mancata ripresa sono da imputarsi alle vostre politiche economiche interne intraprese finora.

Il Governo ha guardato esclusivamente alle richieste dell’Europa, ricorrendo pesantemente al prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per un ulteriore effetto recessivo che ha portato a una riduzione di PIL in termini reali, benché la quota della spesa sul prodotto sia rimasta al di sopra dei livelli pre-crisi.
I dati sono eloquenti: meno 19 per cento per gli investimenti in macchinari; meno 23 per cento per le costruzioni; meno 4 per cento per i consumi delle famiglie; meno 7 per cento per le esportazioni. Sono valori fortemente negativi, destinati a peggiorare nella seconda parte dell’anno e nei primi mesi del 2013, tanto che l’effetto recessivo attribuibile direttamente alle misure di riduzione del disavanzo avrebbe dissolto circa la metà dei 75 miliardi della correzione prevista nel 2013.
L’elevata tassazione ha generato paura nel futuro, che ha prodotto, così, un corto circuito. Abbiamo minori entrate per 33 miliardi nel 2012, per oltre 41 nel 2013 e per quasi 44 miliardi nel 2014, in corrispondenza di livelli di prodotto nominale più bassi rispettivamente di 53, 83 e 85 miliardi.

Errore fondamentale è stato quello di seguire le richieste delle autorità europee che pongono al centro della strategia economico-finanziaria il solo e squisitamente rigido controllo delle finanze pubbliche, invece di seguire logiche richieste dei mercati che vogliono maggiore stabilità nella ripresa economica e nello sviluppo industriale.

Il rigore del bilancio da solo non basta, anzi può essere un danno. Poi, se questo rigore deve sempre e solo pagarlo il nord, ecco che il problema e l’errore di valutazione si acuiscono in modo esponenziale. Si deve immediatamente iniziare una fase di crescita dell’economia su cui appoggiare la sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica.

Basta considerare gli enti locali dei limoni da spremere per il raggiungimento del pareggio di bilancio. Nel triennio 2012-2014 le province subiscono un taglio di 5,2 miliardi di euro, i comuni di 16 miliardi di euro, le regioni ordinarie di 23,6 miliardi di euro Si tratta di cifre immense che causano l’impoverimento dei servizi ai cittadini e l’aumento della pressione fiscale locale. Basta IMU e prelievo locale per finanziare spese statli. L’IMU deve rimanere interamente ai comuni.

È arrivato il momento veramente di concretizzare il federalismo, così come ha ricordato il Ministro Passera agli stati generali del nord domenica scorsa, sia per dare dignità economica ai territori, sia per responsabilizzare, come era già previsto nella legge n. 42, gli eletti, arrivando così alla loro ineleggibilità in caso di dissesto dell’ente. La Lega Nord Padania non abbaia mai alla luna, ma ascolta l’economia reale e si fa interprete delle sue richieste e proposte. Al contrario del Governo Monti, che si riferisce esclusivamente alla burocrazia pelosa europea, la Lega Nord Padania invece ha incontrato il mondo industriale e produttivo e continuerà a farsi promotrice delle istanze del nord.
A Torino, agli stati generali del nord, più di cento imprenditori hanno chiesto di rafforzare l’euro-regione del nord, di trattenere almeno il 75 per cento delle tasse pagate sul territorio, di incentivare l’innovazione, l’esportazione e la ricerca, tagliando i sussidi alle imprese decotte. Gli imprenditori hanno chiesto di introdurre subito una fiscalità di vantaggio per contrastare la delocalizzazione. Basta aiuti alle banche che non danno credito e per il nord solo banche vere che concedono quindi credito alle famiglie e alle imprese; zero IRPEF per l’assunzione di giovani sotto i 35 anni per i primi tre anni di lavoro, contratti territoriali; in più anche la realizzazione di una nuova Europa, un’Europa dei popoli, di cui solo i territori che ne hanno le caratteristiche strutturali economiche e industriali possono far parte.
Quindi, abbiamo molte idee concrete per lo sviluppo e la crescita, non squisitamente degli slogan. Ecco perché abbiamo presentato una nostra risoluzione che riprende e impegna il Governo a seguire tutte le indicazioni che la Lega Nord Padania ha ricevuto dalle imprese locali e dagli imprenditori del nord, che tanto hanno dato al Paese e che nulla stanno ricevendo in cambio se non un’elevata tassazione e un cuneo fiscale che le rende non competitive a livello europeo e a livello mondiale.

La Lega Nord Padania, quindi, voterà contro questa nota di aggiornamento, i cui dati negativi per l’economia, soprattutto del nord, evidenziano quanto di giusto abbiamo fatto finora nel non concedere mai la fiducia al Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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