Discussione del disegno di legge: DL n.10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012. del 04.12.2012 • Roberto Simonetti

Discussione del disegno di legge: DL n.10 ottobre 2012, n. 174, recante disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012. del 04.12.2012

Inserita giovedì, 6 Dicembre 2012 | da: roberto simonetti
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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l’onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, la Lega Nord è fortemente critica con il metodo seguito dal Governo e da questa maggioranza nell’affrontare i problemi importanti e seri di questo provvedimento, che sono alla base di riflessioni importanti. I media hanno utilizzato i vari casi Fiorito per attaccare il Parlamento e le istituzioni locali e regionali, invece noi abbiamo creato un testo maggiormente rigoroso rispetto a quello del decreto-legge iniziale, però nessuno ha difeso le prerogative del Parlamento. Quando dico nessuno, intendo proprio nessuno, soprattutto chi ci rappresenta all’esterno, cioè l’autorevole Presidente di questo ramo del Parlamento, lo ha già ricordato il collega relatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). la Presidenza a volte è troppo silente, quando invece bisogna difendere il ruolo e la dignità dei deputati, soprattutto all’esterno.
Venendo al provvedimento, non si può non evidenziare che lo stesso limita l’autonomia degli enti territoriali, non garantisce un sistema di controlli realmente efficace e stanzia ulteriori risorse in favore dei comuni in situazioni di dissesto finanziario. La politica centralista del Governo Monti sta portando al fallimento gli enti territoriali, generando le legittime rimostranze degli amministratori, che non dispongono più delle risorse necessarie per garantire i servizi e le funzioni essenziali. Proprio domani i sindaci e l’Ufficio di Presidenza dell’ANCI si incontreranno nuovamente e probabilmente – dicono – alla presenza e con la supervisione del Presidente della Repubblica, per definire la loro posizione in merito ai mortali tagli ai trasferimenti che nella legge di stabilità addirittura voi aumentate rispetto al testo del decreto-legge n. 95 del 2012: ai comuni ulteriori 500 milioni sui 2 miliardi già previsti; alle province ulteriori 200 milioni sul miliardo già previsto.

I sindaci della Lega sono pronti alle dimissioni di massa, affinché i commissari prefettizi provino loro, da tecnici istituzionali o come credono, a riuscire a pareggiare i bilanci, dando i servizi, senza, però, ovviamente, aumentare vertiginosamente le tasse locali, anche perché anch’esse sono al limite, così come sono al limite le tasche dei cittadini.
Sono, inoltre, criticabili le norme relative ai territori colpiti dal sisma del 2012: essendo estese le prerogative dei benefici a soggetti che, secondo noi, non avrebbero titolo per poter accedere a queste suddivisioni, esse non offrono il giusto ristoro alle popolazioni veramente vittime del sisma, che già da fine mese di dicembre saranno costrette a effettuare esborsi cospicui per adempiere agli obblighi fiscali.
La politica economica del Governo ha portato ad un aumento della disoccupazione, alla crescita del numero dei pignoramenti, al peggioramento del ciclo economico e all’aumento del rapporto tra debito e PIL, addirittura superiore a quello che si è registrato negli anni del cosiddetto pentapartito. Questi sono numeri, che, quindi, sono oggettivi, e non soggettivi e di parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È un provvedimento che fa il paio con il «salva Italia» e la spending review, nel senso che entra anch’esso a gamba tesa nell’autonomia degli enti locali, così come tutti i provvedimenti di questo Governo. Si fa un passo indietro di trent’anni, partendo dal presupposto che i nostri sindaci e amministratori siano, sostanzialmente, degli incapaci oppure persone atte a fare delle malversazioni un giorno sì e l’altro pure, se vi sono tutte queste nuove regole da sopportare.
Fortunatamente, grazie alla Lega, qualche stortura è stata limitata, ovviamente non nell’impianto principale. Faccio l’esempio dei pareri, i quali adesso devono essere dati entro 30 giorni e dopo i quali parte il meccanismo del silenzio assenso (prima erano 60 giorni più altri 60 e si arrivava a sei mesi, con delle lungaggini burocratiche che avrebbbero impedito agli enti regionali di poter lavorare).
Noi lo avevamo proposto anche qui alla Camera. La risposta del Governo e dei relatori e della maggioranza è stata più di scherno che volta ad entrare nel merito della proposta. Vedo che al Senato essa è passata, fortunatamente; molto probabilmente, la saggezza dell’età dell’altro ramo del Parlamento ha portato più giudizio rispetto a questo ramo.
Sul fondo per gli enti in dissesto o pre-dissesto è bene fare chiarezza da subito: grazie alla Lega Nord si è evitato che i fondi ad esso dedicati fossero prosciugati dalle sanguisughe dei comuni in dissesto del sud. Le sempreverdi Napoli e Reggio Calabria, che sono le «maglie rosa» nazionali dello sperpero di denaro pubblico, avrebbero svuotato, solo loro due, tutti i capitoli dedicati alle sussistenze per tutti gli enti in dissesto.
Ricordo che può essere che l’anno prossimo vadano in dissesto degli ex comuni virtuosi proprio perché, visti tagliati i trasferimenti da parte dello Stato, non avranno più le sussistenze per poter riuscire ad arrivare al pareggio di bilancio. Quindi, non vi saranno dei comuni colpevoli, ma dei sindaci incolpevoli, capaci, ma che, a causa dei minori trasferimenti, si troveranno in situazioni di dissesto, mentre altri, veramente incapaci e colpevoli, avranno, molto probabilmente, maggiori sussistenze economiche rispetto ai nostri sindaci, che si trovano, anche di fronte ai propri cittadini, colpevoli di situazioni non loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La proposta, poi cancellata, presente nel testo qui alla Camera in prima lettura, di raddoppiare, addirittura, gli stanziamenti pro capite per le città capoluogo di regione grida ancora adesso vendetta e, per la verità, anche un po’ di vergogna. Inoltre, sarebbe anche interessante sapere: ma lo Stato che strangola le imprese del nord, lo Stato che tassa i cittadini, che taglia i trasferimenti agli enti locali virtuosi del nord, dov’era quando tutti questi enti creavano i dissesti e dilapidavano il patrimonio pubblico? Dov’era? Noi non lo abbiamo visto, nessuno è mai intervenuto. Si interviene sempre e solo al nord, dove lo Stato cerca di intervenire in maniera troppo vigorosa.
Perché si è sempre taciuto sugli sprechi del sud e non si è mai intervenuti? Perché si è consentito alla Sicilia di avere 25 mila forestali contro i 500 della Lombardia? Perché vi sono 21 mila dipendenti nella città di Palermo, quando tutto il Piemonte ne ha 3 mila? E poi venite a tagliare le province, venite a tagliare i piccoli comuni del nord.
È chiaro che se la risposta alle mie domande è: «tanto c’è Pantalone che paga», lasciamo perdere. Vi è già qualcuno che paga, perché dare una risposta diversa? Io dico che, se la risposta è questa, anch’essa è una risposta classificabile come una vergogna.
Per via di queste politiche economiche gli enti locali si troveranno, come dicevo prima, in dissesto, stavolta incolpevolmente, per i tagli. I sindaci minacciano le dimissioni, non certo perché non vogliono rispondere all’impegno preso con l’elezione diretta, ma proprio per riuscire a dare una dimostrazione di forza nei confronti del Governo, dello Stato e, soprattutto, dei loro cittadini, che vanno sempre nelle case comunali a chiedere risposte ai problemi della loro quotidianità.
Questo è uno Stato che, di fatto, è fallito – con tutto ciò che abbiamo non si può non dire che non sia uno Stato in fallimento – che però, piuttosto che riformarsi nei suoi centri di spesa maggiori, ossia i Ministeri e la burocrazia statale, strangola e abbatte gli enti locali.

Tra l’altro, oggi la Banca d’Italia era presente in audizione in Commissione dove si è discussa la legge rafforzata sul raggiungimento del pareggio di bilancio e ha detto che, giustamente, il peso del debito pubblico in carico agli enti locali è pari al 6 per cento. Strano poi però che nelle manovre di questo Governo gli enti locali paghino il 70 per cento di tutte le manovre finanziarie per il raggiungimento del pareggio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). C’è qualcosa che non funziona se a loro carico dovrebbe essere il 6 per cento, mentre pagano il 70 per cento di tutte le manovre fiscali da voi fin qua introdotte.

Le politiche economiche colpiscono la società reale, non solo gli enti locali, intendo l’impresa, i commercianti, gli artigiani, le piccole e medie imprese, le imprese nel loro complesso. Tutti i giorni chiudono centinaia e centinaia di aziende, abbiamo raggiunto il record mondiale della pressione fiscale, il record storico per quanto riguarda i disoccupati e quindi anche le famiglie, purtroppo, vanno in fallimento. Questi sono i risultati, anch’essi oggettivi, di un anno del vostro Governo. Chiaramente ci rivolgiamo a voi, però, sostanzialmente e politicamente, ci rivolgiamo al PD e al PdL che sono coloro che politicamente dovranno pagare, alle prossime elezioni, la venuta del Governo Monti e di tutte le vostre politiche economiche.
La perla del provvedimento in oggetto è anche il pasticcio fatto a proposito del terremoto. Il Governo sbaglia, come dicevo prima, nell’allargare i benefici fiscali anche a chi non vi ha diritto perché così si esauriranno, in breve periodo, i 6 miliardi di euro a disposizione, e poi non vi saranno più i soldi per eliminare quella tragedia che porterà le famiglie terremotate dell’Emilia Romagna e della Lombardia a vedere azzerate non solo la tredicesima, che già se ne andrà con il pagamento dell’IMU, ma anche l’intera mensilità di dicembre, in termini, ovviamente, di dare-avere del bilancio familiare.
La ciliegina sulla torta in materia di terremoto è che nella legge di stabilità riusciamo a stanziare ancora dei soldi per il terremoto del Belice. Era il 1968, penso che molte persone qui presenti all’epoca non erano neppure nate. I problemi del Belice dopo quarant’anni vi sono ancora, mentre altre realtà nazionali, si vede nelle fotografie e nei filmati, appena successa la tragedia si sono messe in moto per risolvere i loro problemi senza piangere e chiedere costantemente fondi. Anche questo si può inserire nella rubrica delle vergogne.
La risposta ai problemi legati al terremoto, mi dicono, la troverete attraverso il solito metodo del bicameralismo quasi perfetto: «Lo inseriremo in un’altra norma, in un’altra legge». Pare che si aggiusterà al Senato, nella legge di stabilità, già votata alla Camera e che, quindi, arriverà qui in Aula in terza lettura.
Penso che con questo metodo del «cuci e scuci», del «fai e disfa», del «tanto le Camere ci sono» si possono benissimo adottare decreti-legge e porre questioni di fiducia come se fossero dei ciclostili. Noi facciamo una legislazione a ciclostile, a quantità, quasi a metro cubo. Adottiamo leggi a nastro, non una collegata all’altra, a quella precedente, creando una confusione legislativa che anche il Comitato per la legislazione ci evidenza ma che, ahimè, è inascoltata. L’intervento dell’onorevole Volpi, ad inizio della seduta pomeridiana, ha certificato la preoccupazione, la concretezza e la fondatezza di quanto sto dicendo.
Concludo evidenziando anche alcuni aspetti di incostituzionalità del decreto-legge in esame. Infatti, nell’impianto normativo costruito, il testo non distingue tra enti virtuosi ed enti inefficienti. Si conferiscono poteri di controllo sulla gestione di regioni ed enti locali eccessivamente invasivi delle prerogative e delle autonomie poiché si arriva fino al controllo dei servizi ispettivi di finanza sugli enti locali, senza che, oltretutto, siano state valutate le effettive capacità delle amministrazioni coinvolte, dalla Corte dei conti ai servizi di finanza della Ragioneria generale dello Stato, di rispondere ai compiti a loro già assegnati. Andiamo a creare un ulteriore perimetro di controllo. Ai sensi, infatti, dell’articolo 6, tali servizi ispettivi di finanza affiancano il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica previsto dal decreto-legge n. 52 del 2012 con il compito di svolgere analisi sull’attività degli enti locali relativa alla razionalizzazione della spesa pubblica, ma non sono stati considerati i gravi problemi di mancanza di organico che pesano sull’amministrazione.

Al fine di risolvere un problema reale quindi – quello del controllo sulla spesa degli enti territoriali – il Governo ha scelto una risposta più emotiva e di impatto di fronte all’opinione pubblica, piuttosto che organica e ponderata, tanto per voler così nuovamente dimostrare che i tecnici sono meglio dei partiti, che i partiti sono il male dell’Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e che la politica deve essere schiacciata dal fattore tecnico, dal fattore populista (ci avviciniamo alle elezioni).
Noi consideriamo invece la politica – ovviamente con la «p» maiuscola – l’unica in grado di risolvere il vero problema di questo Paese, che è quello di essere inseriti in una logica comunitaria in cui l’Europa è dei banchieri, in cui l’Europa fa politiche prettamente economiche, in cui non vi è uno spirito, non vi è un’anima, in cui non c’è la persona al centro come tale, ma c’è una persona come partita IVA o codice fiscale, da considerare così, appunto, come un’oca da spennare.
Diciamo che si potevano utilizzare e potenziare altri strumenti normativi già in essere. Come dicevo prima, c’è una legislazione a nastro che non sta più a guardare quanto già si è fatto, quanto già si è legiferato. Faccio riferimento, per esempio, alla relazione di fine mandato, prevista dal decreto legislativo n. 149 del 2011, collegato ovviamente alla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale.
Voi avete voluto cancellare, di fatto, in tutte le maniere, quanto di bello e di buono era già stato votato da questo Parlamento, ma ovviamente questa era una parte legata all’attuazione del federalismo fiscale: l’ha proposto la Lega e la Lega deve essere anch’essa cancellata, perché fa politica con l’anima, fa politica con il cuore e, pertanto, non può essere presa in considerazione da chi vuole distruggere le identità territoriali, da chi vuole distruggere tutto ciò che non è tecnicismo e tutto ciò che non è materiale e ha un’anima.
Il federalismo fiscale della Lega è stato distrutto. Questo era stato uno dei vostri compiti primari. Lo avete quasi centrato, speriamo che con questa fine legislatura si possa, nella prossima legislatura, riprendere in mano questo cammino, che è utile ed è indispensabile per il risanamento dei conti pubblici e per far sì che lo Stato non vada ad indebitarsi maggiormente nel futuro.
Ovviamente non può che esserci un commento negativo su questo provvedimento e io dico: avanti tutta con questa legislazione a nastro contro gli enti locali, vedremo in campagna elettorale chi vincerà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).


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