Autonomia Differenziata: SI del Senato. • Roberto Simonetti

Autonomia Differenziata: SI del Senato.

Inserita martedì, 23 Gennaio 2024 | da: roberto simonetti
Condividi questo articolo:

Il disegno di legge riguardante l’Autonomia Differenziata è stato approvato in prima lettura al Senato. Ed è impegno della Lega approvarlo definitivamente alla Camera entro il prossimo giugno.

Legge che attua quanto stabilito dall’art.116, terzo comma, della Costituzione, la cosiddetta riforma del Titolo V del 2001.

Ci sono voluti quindi 23 anni, e la Lega al Governo, per concretizzare ciò che fu previsto: la definizione dei principi generali per l’attribuzione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.

Il procedimento per l’approvazione delle intese tra Stato e Regione prevede che l’atto di iniziativa sia deliberato dalla Regione, la quale deve avere i conti in ordine – smentendo e scongiurando il paventato rischio che si possano avere 20 Regioni a Statuto speciale – e si articola in diversi passaggi, che comprendono uno schema di intesa preliminare negoziato tra Stato e Regione. Tale procedura riconosce un coinvolgimento sia del Parlamento sia del Consiglio dei Ministri, del Ministro per gli affari regionali e le autonomie e del Presidente della Regione.

Non trovano riscontro nella realtà quindi le preoccupazioni circa frammentazioni e divari territoriali: da una parte, la legge prevede come condizione necessaria per il trasferimento delle funzioni e delle corrispondenti risorse che siano garantiti su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP); dall’altra, prevede che le risorse assegnate alle Regioni assieme alle funzioni siano determinate soltanto dopo la determinazione dei medesimi LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard al fine di evitare disparità di trattamento tra Regioni.

Ciò significa che le Regioni che chiederanno l’autonomia differenziata saranno incentivate ad efficientare l’esercizio delle funzioni trasferite a tutto vantaggio dei propri cittadini che a parità di costi riceveranno servizi migliori.

Non si creerebbe dunque alcuna secessione, semmai, gestendo a livello regionale i fondi, si potranno investire meglio sul territorio, garantendo gli stessi servizi ora in capo allo Stato con una maggiore responsabilizzazione e un potenziale risparmio, liberando di conseguenza risorse economiche per altri interventi.

Altro che “secessione dei ricchi”, si tratta piuttosto di applicare una visione federale prevista dalla Costituzione vigente che premia le Regioni virtuose e sia da stimolo alle altre per permettere un miglioramento del sistema.

Saranno quindi i cittadini – che pagano le tasse – a valutare come vengono spesi i loro soldi da chi amministra quel territorio e, dall’altro lato, gli amministratori a spendere in modo accorto e mirato i fondi, consapevoli di essere soggetti a una verifica doppia: statale e locale.

Un passo importante verso il federalismo, che significa maggiore efficienza dell’azione amministrativa. Un passo avanti. Nessun passo indietro!


Rimani aggiornato:

    Premendo su INVIA, si acconsente al trattamento dei dati come indicato nell'informativa sulla Privacy.


    FACEBOOK: