Contro le Lobby per la Qualità: una legge per il Made in Italy • Roberto Simonetti

Contro le Lobby per la Qualità: una legge per il Made in Italy

Inserita martedì, 12 Giugno 2012 | da: roberto simonetti
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Lo sviluppo delle piccole e medie imprese nazionali risulta oggi più che mai uno degli obiettivi fondamentali da perseguire per restituire nuovo slancio all’economia del nostro Paese. Con l’apertura dei mercati, tuttavia, l’intero sistema imprenditoriale è continuamente sottoposto ad una forte pressione competitiva, che non sempre si manifesta secondo chiare e leali regole di mercato. Da qui la necessità di un intervento normativo in materia al fine di realizzare maggiori trasparenza e correttezza del mercato a tutela, non solo delle aziende, ma anche dei consumatori, sempre più attenti alla sicurezza e alla qualità dei prodotti che acquistano. La presente proposta di legge intende, quindi, introdurre un sistema obbligatorio di etichettatura per la valorizzazione dei prodotti dei comparti tessile e moda che consenta alle imprese di qualificare la propria produzione attraverso l’indicazione dell’origine delle fasi di lavorazione del prodotto stesso. Il sistema è quello da tempo adottato, su base volontaria, dall’Italian textile fashion (ITF), organismo di coordinamento delle camere di commercio per la valorizzazione e la tutela della filiera moda. Si tratta di un modello di tracciabilità, che permette di certificare il luogo di origine delle lavorazioni del prodotto attraverso l’etichettatura che accompagna il capo, permettendo, al consumatore, di ricevere dalla stessa una serie di informazioni sul prodotto e, all’impresa, di valorizzare la propria produzione. Partendo proprio dagli ottimi risultati raggiunti nel comparto moda, si ritiene che l’introduzione di un sistema obbligatorio di etichettatura dei prodotti possa restituire una maggiore competitività alle imprese che operano nei settori tessile, pelletteria e calzaturiero, fornendo loro uno strumento importante ed efficace per contrastare la sleale concorrenza proveniente in particolar modo dai mercati dei Paesi emergenti. Entrando nel merito della proposta di legge, l’articolo 1, come detto, istituisce un sistema obbligatorio di tracciabilità per i comparti tessile e moda, le cui caratteristiche verranno successivamente definite con decreto del Ministro dello sviluppo economico. L’articolo 2 prevede poi che l’utilizzo della denominazione « Made in Italy » sia concesso all’impresa per i prodotti finiti la cui totalità delle fasi di lavorazione sia stata eseguita interamente nel territorio italiano, mentre l’articolo 3 introduce sanzioni amministrative nei confronti delle imprese che, non solo non rispettano gli obblighi di legge, ma che immettono nel mercato prodotti con etichettatura non conforme alla reale composizione degli stessi. Ben sapendo che la materia, su cui già nella scorsa legislatura si è aperto un serio dibattito parlamentare, risulta estremamente delicata anche in riferimento alle posizioni fino ad oggi sostenute dall’Unione europea, la proposta di legge in esame si pone l’obiettivo di fornire nuovi spunti su cui riaprire un dialogo che coinvolga tutte le istituzioni, ai vari livelli interessate.

 

MONSIEUR_Aprile_2009

 

Proposta di Legge


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