Simonetti: Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015 • Roberto Simonetti

Simonetti: Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015

Inserita lunedì, 3 Agosto 2015 | da: roberto simonetti
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ROBERTO SIMONETTI. Grazie. Signor Presidente, il dato, il tema sostanziale è la difesa della sovranità nazionale e, se glielo dice la Lega, che è urgente difendere la sovranità nazionale, capisce bene che questo è un tema veramente delicato; una sovranità nazionale da difendersi in termini di difesa dei confini e di difesa delle economie nazionali, dell’impresa nazionale. In tale binario si inserisce la crisi greca, perché la difesa dell’economia nazionale non può passare che attraverso un cambio veloce delle politiche di austerità dell’Unione europea e di tutti quei parametri che sono sempre più vincolanti rispetto ad una prospettiva di sviluppo e rispetto a politiche di rilancio economico-imprenditoriale dei territori europei.
È chiaro che i dati non sono favorevoli al suo Governo perché se è vero, come è vero, che noi dobbiamo restare all’interno del parametro del 3 per cento deficit/PIL è chiaro che se non aumenta il PIL mai riusciremo, quindi, ad avere una politica pubblica di sviluppo, perché questa verrà sempre frenata dai parametri di Bruxelles.
Il PIL non aumenta – e l’Istat ce lo ha detto, per il periodo aprile su marzo – e anzi regredisce. E tutto quello che aumenta non è dovuto alle sue le politiche, ma è per fattori esterni, fattori endogeni, quali, appunto, il prezzo del petrolio, il prezzo dell’euro rispetto al dollaro, il quantitative easing.
È chiaro che questa unione economica e monetaria è un danno per l’Italia, è un danno soprattutto per la Padania. Questo non lo afferma solo la Lega Nord, che lo dice da almeno cinque anni, ma lo sostengono anche personalità a lei molto vicine. Basta leggere Il Sole 24 Ore di oggi, dove Carlo De Benedetti afferma che l’unione monetaria non può reggere differenze così macroscopiche per economie che sono talmente differenti che portano esclusivamente a un solo vantaggio. Un solo Stato europeo ha un vantaggio da queste politiche ed è la Germania.
Un fallimento di un’Europa a trazione tedesca è un fallimento totale e questo porta dei danni, anche perché la Germania sta intraprendendo delle politiche economiche che portano dei danni alla nostra economia. È venuto il Presidente Putin la settimana scorsa a trovarla e ci ha detto che l’embargo e le sanzioni, che sono volute fortemente dalla Germania e che in maniera miope sottintendono alle politiche americane, fanno sì, appunto, che le sanzioni alla Russia portano non danni a Putin ma a noi, alla nostra economia, con due miliardi in meno di commesse. Inoltre, durante il suo semestre europeo nulla è stato fatto per dare maggiore peso al nostro Paese all’interno delle istituzioni europee.
Lei ha parlato prima di un’Italia tutta intera che deve proporsi a livello europeo. Ma come fa un Presidente del Consiglio a definirsi portatore di interessi nazionali quando all’interno delle istituzioni europee, per fare una vendetta interna al suo partito, non ha nominato, per esempio, il Presidente Letta ? Non ha fatto nominare Presidente del Consiglio europeo Enrico Letta ma ha ripiegato su una nomina di secondo ordine, come quella di lady PESC, che nulla sta facendo per la difesa, appunto, dell’identità nazionale, soprattutto nel campo della difesa dei confini. La difesa dei confini passa attraverso l’utilizzo delle nostre barche della Marina non per facilitare un’invasione, ma per fermare, appunto, quest’invasione sulle coste libiche, sulle coste del nord Africa. Le politiche di accoglienza si devono fare preventivamente lì, in modo tale che ci sia solo un afflusso di veri profughi, che noi ovviamente accogliamo, perché se uno fugge da una guerra è giusto dargli sussistenza economica e sociale.
Però, i dati sono altri: dei 200 mila, dei 170 sbarchi, più quelli che c’erano già, solo il 6 per cento ottiene il diritto d’asilo per profughi, solo il 6 per cento ! Tra l’altro, questo 6 per cento sarà subordinato a una suddivisione, se gli altri Paesi d’Europa accetteranno la suddivisione di quote che, però, oggi – e mi spiace per lei, che è sempre meno fortunato nel prosieguo del suo mandato presidenziale, sempre meno fortunato – i presidenti pare non accettino la proposta di un obbligo di suddivisione delle quote e subordinano, comunque, l’accettazione delle quote dei soli profughi al respingimento alla frontiera di tutti quelli che sono clandestini, che sono, appunto, centinaia di migliaia.
Lei non ha più soldi per fare i respingimenti, non ha più soldi perché avete svuotato il capitolo dei fondi, che sono di 4 milioni rispetto ai 100 milioni che c’erano un anno fa. Presidente, lei ha detto che non è più un tabù, ma nella risoluzione che poi voi vi voterete – e il suo partito probabilmente la riscrive, gliela faccia riscrivere – non si parla di respingimenti. Quindi, è ancora un tabù, perché lei parla ma i suoi deputati non lo scrivono e non lo votano. Quindi, il respingimento è ancora un tabù per il suo partito.
Io sono contento che lei riceverà domani mattina i sindaci e i presidenti delle regioni, perché almeno si farà un quadro serio, un quadro reale di che cosa è l’immigrazione, di che cosa è l’accoglienza sui territori, perché oggi lei ha assistito e, tra l’altro, ha anche causato, attraverso le sue parole, a un dibattito surreale, un dibattito utopistico, un dibattito fantasioso. L’immigrazione è un problema…
L’immigrazione è un problema per i territori, è un problema anche per i suoi sindaci, che non vogliono più o non possono più accogliere. Fortunatamente, domani lei li riceverà e le do un consiglio: se li porti dietro in Europa, perché assieme ai presidenti di regione qualcosa si riuscirà ad ottenere. Se andrà solo lei, e con quella struttura istituzionale che lei ha costruito, nulla otterrà.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO SIMONETTI. Lei domani tornerà con nulla, se non con il suo sorriso, ma, guardi, davvero faccia tesoro delle parole che i presidenti di regione domani le diranno e porti quelle parole, non quelle di questo Parlamento surreale, borbonico, chiuso su se stesso, che pensa squisitamente al buonismo e non alla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini).


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